Abbiamo sperimentato che quello che ci appassiona, ci riempie, ci tiene uniti, non è solo un servizio di volontariato. Ma è sognare insieme, inventare cose nuove in cui possiamo esprimere i nostri talenti, progettarle, realizzarle per costruire bene comune. È una specie di "imprenditorialità".
Franco Guidi
Amministratore Delegato Lombardini22 Spa
parte dell’Alleanza per la Generatività
Armando Persico
Docente di imprenditorialità
Global Teacher Prize Finalist 2017
Sono stati Armando Persico e Franco Guidi a inaugurare Resize, un percorso alla scoperta di nuovi modi di vivere basati sulla relazione. Il tema della serata, l’imprenditorialità, ha portato subito i relatori a parlare delle soft skills. Queste sono delle capacità indispensabili in un luogo di lavoro che non sono innate ma si apprendono e si coltivano nella relazione con gli altri. Queste abilità vengono attivate solo se lungo il nostro percorso incontriamo qualcuno che vuole il nostro bene, che ci chiama e che crede in noi ed è qui che emerge la figura di un capo, o meglio, di una guida.
Il capo non si ferma a ciò che una persona è, ma guarda a ciò che può diventare
Deve essere anche in grado di leggere chi ha davanti e capire se è come una piantina verde, aperta al cambiamento, o come una pianta ormai consolidata che non ha capacità evolutive. Il capo non impone, crea uno spazio e lascia che siano gli altri a riempirlo lasciando che sia ognuno a trovare la sua strada. Il capo deve essere una figura che riesce, mettendoci alla prova, a tirar fuori il potenziale insito in ognuno di noi.
Buttarsi implica indubbiamente la possibilità di fallire e anche di questo hanno parlato Persico e Guidi. Dal loro dialogo è emersa la figura di un fallimento positivo da vedere come punto di ripartenza e non come punto di stop: se fallisco vuol dire che ci ho provato. Spesso fallire viene visto negativamente a causa delle aspettative che una persona si crea.
Guidi ci ha aiutato a distinguere le aspettative dalla speranza: le prime sono strettamente legate alla delusione mentre la seconda non può essere delusa in quanto genera positività. Un’altra capacità fondamentale è la consapevolezza di sé: riuscire a capire fino a che punto ci si può buttare e quando è meglio far intervenire qualcun altro. Ci si addentra quindi in un discorso in cui non è più il singolo ma il team il soggetto principale.
In ogni gruppo un’abilità necessaria è l’ascolto: un ascolto vero, accogliente, non giudicante
Ciò è possibile solo se ognuno è disposto ad aprirsi e a portare la sua testimonianza, le sue esperienze e anche, con cautela, le sue ferite. Se tutti in un team sono consapevoli di essere con altre persone e sono disposti ad ascoltare e a farsi ascoltare il risultato sarà maggiore della somma dei valori messi in campo. La chiacchierata si è conclusa con un suggerimento unanime dei relatori: guardate l’altro, ascoltatelo e partite dai piccoli gesti e questo è forse ciò su cui Legàmi si basa.
Essere disposti a mettersi in gioco, cercando di rispondere con idee nuove e coinvolgenti ai bisogni che incontriamo sul nostro territorio, ci permette di creare bene comune e sviluppare competenze preziose per oggi e per il futuro. Avanti giovani, siete pronti alla vostra impresa?