UN'ECONOMIA PER FARE SPAZIO

Tutta una questione di equilibri

Abbiamo appreso che questo virus ha avuto, ha e avrà forti ripercussioni sulla nostra vita anche e soprattutto sul piano economico: parecchie persone sono rimaste senza lavoro e la povertà crescerà notevolmente. Nella vita sociale però non tutto è già deciso: abbiamo davanti a noi una scelta, basta fare quella giusta e avere un po’ di fortuna.

Mauro Magatti
Mauro Magatti

Professore di Sociologia
Università Cattolica di Milano

Paolo Pezzana
Paolo Pezzana

Welfare & Social Innovation Consultant e formatore

L’incontro si è aperto con un intervento partito non dal presente bensì dal passato. Magatti ha infatti spiegato che nel corso della storia ci sono state numerose crisi a cui si è reagito in modo diverso. In particolare sono stati citati gli anni venti e gli anni cinquanta del novecento. Nei primi non c’è stata una ripresa economica né sociale né sanitaria né politica, cosa che invece è avvenuta negli anni cinquanta. Ora, davanti alla terza grande crisi della globalizzazione, abbiamo una scelta da compiere e una strada da seguire: anni venti o anni cinquanta?

Il discorso si è spostato poi sugli anni ottanta. In questo periodo è nato un modello economico entropico che ha avuto sia effetti positivi sia, purtroppo, effetti negativi soprattutto in ambito politico, psicologico e ambientale. L’idea principale di questo modello economico è quella di un’economia staccata dalla socialità: la prima cresce e, per un effetto chiamato trickle-down, i benefici economici elargiti ai ceti più abbienti prima o poi arriveranno anche alle classi ai margini della società. In questo modello l’unico obiettivo è produrre e l’unico requisito è essere efficiente.

Così facendo però alcune persone vanno in tilt, altre hanno problemi di senso e altre ancora non ce la fanno. Queste persone sono chiamate “scarti della società” da Bauman e Papa Francesco. Gli ultimi non possono essere definiti poveri perché questi erano coloro che, sebbene non avessero da mangiare, non erano molto distanti dal resto della società. Gli “scarti” di oggi invece sono ai margini della nostra società, sono come fantasmi di cui ci si vergogna. Cosa ne facciamo di queste persone? Le risposte alla domanda emersa dal nostro dialogo sono due: possiamo sacrificarle cercando anche di nasconderle oppure possiamo avvicinarci a loro. Un’azione che ci porta a rompere le nostre certezze e ad andare oltre la soglia che di solito non varchiamo mai aiutando chi è ai margini a rientrare nella società.

Il buon samaritano è colui che fa nuovo il mondo e che, a differenza degli altri, ha la capacità di cambiare il mondo. Il buon samaritano sta vicino agli ultimi non perché è buono ma perché è mendicante attraverso la sofferenza dell’altro.

Magatti ci ha aiutato a capire che l’economia non è come una macchina da regolare ma è qualcosa di collegato a modi di pensare e di essere. Per poter quindi entrare nei “nuovi anni cinquanta” c’è bisogno di organizzare le cose in modo diverso ed entrare nel pensiero che l’economia cresce solo in rapporto alle persone e all’ambiente: bisogna trovare equilibri nuovi. Il nostro relatore ha poi fatto un intervento collegato alla felicità e alla realizzazione dell’uomo moderno. Questa ha a che fare con il consumo dei beni (consumare significa prendere un pezzo di realtà e impossessarsene). Se questo ideale non viene messo in discussione e non viene oltrepassato, l’economia non cambierà mai.

Il consumo è come una forma di ubriachezza e bisogna trovare una nuova forma di sobrietà. Ciò non vuol dire non bere, ma trovare un altro modo per essere felici. È necessaria una ventata culturale per poter entrare nei nuovi anni cinquanta.

Infine Magatti spiega che l’uomo ha sì una pulsione a dominare e possedere la realtà ma che non è solo questo: l’uomo è anche donazione di sé, è generatività. L’uomo è capace, di fronte alla domanda dell’altro, di andare oltre donando sé stesso. Nella società e nell’economia di oggi c’è bisogno di un riequilibrio di queste due componenti per far sì che un cambiamento sia possibile.

E tu sei pronto a cambiare lasciando andare le tue certezze e buttarti alla ricerca di nuovi equilibri?

Rivivi l'intero dialogo