«Mi presento, sono Marco, infermiere in prima linea. Ogni giorno mi alzo per raggiungere quel posto tanto attaccato alla vita. Come girare la faccia a chi grida aiuto? Vedere tante persone spegnersi senza i loro cari mi fa pensare alla mia di famiglia che non vedo da settimane e a quanto mi manca. Penso che lo stesso destino potrebbe toccare a me, così spesso finisco col domandarmi chi me lo fa fare. Per non dire poi di quanto sia difficile perdonare quelle persone in autobus che mi insultano per paura di essere contagiati. Ma la paura e l'ingiustizia sono niente in confronto alla gioia di poter stare accanto a qualcuno in difficoltà, prendermi cura di lui e desiderare di riconsegnarlo alla vita. La sera, in quella casa vuota, esausto mi fermo a guardare quel crocifisso e subito mi sento meno solo».
Marco ha scelto liberamente il suo destino senza tirarsi indietro.
Proprio ieri, affinché si compisse la scrittura, Gesù ha fatto tutto quello che era stato predetto. Sapeva tutto. Sapeva come sarebbe finita ma non ha fatto nulla per cambiarne la rotta. Perché, pur sapendolo, non ha fatto di tutto per evitarla?A fine giornata dovrò rispondere a questa domanda: sono riuscito anch'io a seguire quel modo di vivere dei sanitari, di quei volontari a servizio degli ultimi, di Marco… di Gesù?
O perlomeno se, nonostante tutti i miei sbagli, posso dire di averci provato davvero?
A cercare quella via, non per diventare perfetto nella morale, come comunemente si dice un “santo”, ma una via per diventare veramente Uomo.