Le relazioni, i piccoli gesti di carità, il vedersi. Eppure, se con minore intensità, la frequenza dei legami è aumentata. Mai come in questi giorni sento così spesso i miei amici; tutti alla ricerca di soddisfare quel desiderio di contatto. Un con-tatto strano, privo di tatto, la parte che rende il tutto più umano. Se è vero però che manca il “tatto” ci resta sempre il “con”.
Comunque siamo insieme, con un pensiero, una chiamata, una preghiera. E allora il legame rimane perché è un collegamento che può sopravvivere allo spazio e al tempo. Anche la carità è ancora più difficile: e se io fossi non un aiuto ma un rischio per l'altro?
Mi ritorna spesso in mente “Se il seme non muore non da frutto” ma ora mi chiedo se, in questo caso, non sia un problema soltanto del seme. Eccolo qui, il senso di colpa di non fare il bene, per non fare del male. Che sia forse il momento di una carità intangibile? “Io mi preoccupo per te, faccio attenzione a te. Mi tengo a distanza per te. Io rinuncio per te”.
È sempre un rinnegare sé stessi ma tronco, si ferma lì, non muove un passo verso il dono.