Speranza

di Prof.essa Petruzzi - Liceo Paolo Giovio, Como

Quando i giovani del gruppo Legàmi mi hanno proposto due anni or sono di formulare un progetto per il liceo Giovio, mi è parsa un’idea interessante ma anche una sfida dal successo tutt’altro che scontato. Si trattava di provare a sensibilizzare gli studenti del liceo sulle problematiche della marginalità, cioè di avvicinarli ad un mondo estraneo alla loro esperienza; una realtà in parte sconosciuta, magari affrontata di scorcio attraverso attività su tematiche contigue, come le dipendenze o la disoccupazione, ma che evocava nel loro immaginario situazioni estreme e catastrofiche. Che cosa hanno a che fare del resto studenti che vivono tra le aule scolastiche, le palestre, i campi da calcio, le birrerie e le pizzerie, i social e i cellulari con il mondo dei senza fissa dimora? Con la vita per strada?

L’incontro diretto con i protagonisti di storie di marginalità ha fatto loro scoprire che erano persone garbate, a volte divertenti e originali, con una vicenda alle spalle qualche volta tragica, ma qualche volta anche comune e banale: un lavoro perso, una brutta separazione, un’attività in proprio fallita, un percorso migratorio difficile, tante ragioni tutt’altro che straordinarie per finire per strada. Gli incontri con i testimoni non solo hanno permesso ai ragazzi di sentirsi vicini al problema ma anche di accostarsi a persone che hanno dimostrato il coraggio di mettersi in gioco e raccontare le proprie storie, così come hanno avuto il coraggio di lasciarsi agganciare dai giovani volontari di Legàmi e di provare, in qualche caso, a ricominciare. La prova che un messaggio decisamente positivo può venire anche da chi sembra aver toccato il fondo.

E, alla fine, anche quella dei volontari di Legàmi è stata una testimonianza: gli studenti del Giovio hanno incontrato giovani poco più che coetanei, in alcuni casi ex allievi dello stesso liceo, che hanno deciso anche loro di mettersi in gioco, di essere vicini agli invisibili, di andare a scovarli il sabato sera per condividere un momento di amicizia, di fraternità e magari di preghiera.

Nessun proselitismo scontato ma l’opportunità di condividere uno sguardo più ampio sulla realtà articolata del volontariato giovanile cittadino. E magari per qualcuno l’occasione di prenderne in considerazione la proposta